Lo so, citare i consigli di un’omicida seriale nonché cannibale potrebbe non sembrare appropriato, ma trattandosi di un personaggio inventato concedetemi di farlo:
“First principles, Clarice: simplicity. Read Marcus Aurelius, of each particular thing ask: what is it in itself? What is its nature?” (Prima regola, Clarice: semplicità. Leggi Marco Aurelio, di ogni singola cosa chiediti che cosa è in sé, qual è la sua natura).
Molto spesso non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi perché ci focalizziamo su aspetti non cruciali o addirittura fuorvianti. A volte lo facciamo perché non siamo abituati ad applicare il metodo scientifico alle situazioni in cui siamo immersi (anche per oggettiva mancanza di quel distacco necessario). Più spesso lo facciamo perché, inconsciamente, rifiutiamo di accettare la verità più semplice, più a portata di mano, ma forse più scomoda, più fastidiosa, meno auto-indulgente.
Scegliamo piuttosto spiegazioni complesse e, in quanto tali, meno probabili, ma che ci danno l’illusione di tenere aperte delle possibilità, ci lasciano aria da respirare. In apparenza. In realtà ci tengono rinchiusi dentro gabbie mentali dentro le quali giriamo a vuoto.
La verità, anche quella che fa più male, è l’ossigeno vero. Ci consente di apprendere, di fare chiarezza, di riparametrare le nostre azioni in base alla realtà dei fatti. Ci permette di cambiare strada, se necessario.
Ogni giorno in cui rimandiamo il fare i conti con la verità, è un giorno che perdiamo nel cammino verso la meta che ci siamo prefissi.