Il potere (spesso ignorato) del metodo scientifico

galileo

Facciamo un piccolissimo passo indietro fino all’origine dell’universo, quasi 14 miliardi di anni fa e scorriamo con lo sguardo tutta la storia cosmica a noi conosciuta fino ad arrivare ad oggi. Per aiutarci prendiamo in prestito una efficace similitudine creata dall’astronomo e divulgatore statunitense Carl Sagan: il calendario cosmico, con i suoi bravi 12 mesi. Ogni mese di questo anno cosmico corrisponde a poco più di 1 miliardo di anni reali, ogni giorno circa 38 milioni di anni. Nel primo secondo del primo gennaio è avvenuto il big bang. Il presente in cui ci troviamo ora è esattamente 1 anno dopo, nel primo istante del nuovo anno.

Il 14 settembre si è formata la terra. Ci sono voluti poi circa 18 giorni perché comparissero le prime forme di vita. I dinosauri sono comparsi il 24 dicembre e si sono estinti 4 giorni dopo, il 28 dicembre (non proprio delle belle vacanze natalizie insomma), insieme a molte altre forme di vita.

Quando abbiamo fatto la nostra comparsa noi esseri umani? Circa 1 ora e mezza fa: il 31 dicembre alle 22.30.

Poco più di 1 secondo fa Cristoforo Colombo ha scoperto l’America. Pochi istanti dopo, meno di un secondo fa, Galileo Galilei ha dato vita al metodo scientifico da cui è nata la scienza moderna (senza nulla togliere a tutti gli altri geni che pochi millisecondi prima avevano dato altri preziosi contributi).

E qui veniamo a noi. In quest’ultimo secondo del calendario cosmico, grazie al ragionamento scientifico (osservazione della realtà, formulazione di ipotesi, raccolta di dati empirici, conferma o meno delle ipotesi, per dirla grossolanamente) abbiamo dato vita al 99% di tutta la tecnologia che oggi utilizziamo. In un secondo, usando la testa con un certo criterio, abbiamo dato vita a meraviglie inimmaginabili fino a pochi istanti prima. 14 miliardi di anni di “nulla” (sempre parlando del conosciuto) e poi in secondo tutto questo. Sì, certo, forse di alcune cose se ne sarebbe potuto fare a meno. Sì, certo, molte di quelle tecnologie le usiamo male, in modo distruttivo o comunque molto poco lungimirante. Ma non possiamo negare che si tratti di meraviglie e che la nostra razionalità, se ben applicata, sia uno strumento potentissimo.

Ma, chissà perché, nella nostra vita quotidiana, nel nostro lavoro, nelle nostre scelte, nella formazione delle nostre opinioni, spesso ci dimentichiamo completamente di avere a portata di mano questo strumento ben testato e andiamo avanti a tentoni, immersi nella più inefficace irrazionalità. A volte ci va bene, a volte ci va male, è la statistica. Ma è il caso a governare i nostri passi. Non impariamo dagli errori perché non avendo formulato delle ipotesi scientifiche a monte non abbiamo nulla su cui lavorare. Non impariamo dai successi, per lo stesso motivo. Non siamo in grado di identificare azioni nuove perché non abbiamo raccolto dati empirici su quelle vecchie. Non possiamo identificare un preciso rapporto causale tra una azione e il suo risultato, perché di quella azione non abbiamo studiato le caratteristiche distintive. Inutile dire che tutto questo impatta negativamente sulla nostra vita di individui ma poi si allarga alla società (e alla politica che la governa naturalmente).

Siamo utilizzatori seriali di quella tecnologia che il metodo scientifico ha prodotto. Siamo pazienti di quella medicina. Eppure, stiamo dando vita a delle sacche di irrazionalità sempre più ampie e pericolose, e il paradosso è che noi stessi ci sentiamo frustrati di ciò che grazie all’irrazionalità otteniamo. Ma la caratteristica principale dell’irrazionalità è proprio non mettere in discussione sé stessa. Quindi cerchiamo le cause della nostra frustrazione all’esterno, con rabbia.

Voglio aprire questo blog sulle scelte da fare per la nostra vita riportando il focus sulle potenzialità della nostra mente. Le risposte sono quasi tutte lì.

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